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“Schiacciamo” le dicerie sulla riflessologia e sulle medicine complementari

Recentemente ci è capitato di leggere qualche articolo molto veemente che, non solo si scaglia contro la riflessologia, riducendola al rango di pratica “alternativa” e tacciandola di fatto di inutilità, ma solleva anche un’altra questione: può un operatore di riflessologia plantare praticare tale tecnica, senza avere una qualifica medica o quanto meno sanitaria?

Viene fatto notare da diversi autori che in Italia la pratica del massaggio terapeutico è riservata a personale sanitario abilitato, quella di massaggio estetico anche alle estetiste”. 

Ciò corrisponde al vero, ma noi di Illuxi ci teniamo a sottolineare come una seduta di riflessologia non possa essere definita un “massaggio” bensì un trattamento.

Il massaggio infatti, consiste nel praticare sul corpo del ricevente delle frizioni o manipolazioni, con le mani o tramite l’utilizzo di strumenti, allo scopo di migliorare le funzioni della circolazione sanguigna, delle articolazioni, dei muscoli e dei tessuti.

Tutto questo è di stretta pertinenza medica: soltanto medici e fisioterapisti, infatti, sono abilitati a tale pratica.

C’è poi il massaggio estetico, generalmente finalizzato a trattare gli inestetismi della cellulite oppure a sciogliere ristagni linfatici superficiali.

In questi casi vi è una manipolazione vigorosa o profonda del tessuto connettivo e del sistema muscolare, mentre nella riflessologia plantare ciò non avviene.

La riflessologia non si propone di agire direttamente sulla circolazione sanguigna e linfatica o sul sistema muscolare o articolare dei piedi.

Su questi si lavora in maniera distale, ovvero ci si rivolge ad essi anziché alle parti del corpo in cui è presente un determinato problema: risulta evidente, quindi, che non c’è alcun bisogno di manipolazioni profonde o stimolazioni dirette.

Nella riflessologia si opera con movimenti dolci e la pressione calibrata di un solo dito; alcune pratiche prevedono leggeri sfioramenti e il tutto viene compiuto con particolare attenzione e precisione.

La riflessologia, infatti, riconosce sulla pianta del piede i punti riflessi di tutti gli organi e sistemi del corpo: è chiaro, quindi, che essi non vanno certo “manipolati” ma al contrario trattati con accuratezza, essendo necessaria molta precisione anche solo per individuarli.

Non si vuol fare alcuna polemica tra queste righe, ma difendere una tecnica millenaria, valida ed efficace. Risulta quindi fondamentale la preparazione del professionista che pratica la riflessologia, non ci si improvvisa e non è di certo sufficiente frequentare qualche weekend per definirsi tale.

Facciamo medicina complementare, è per cui nostra priorità collaborare con la medicina convenzionale. Vogliamo essere un punto di incontro tra le tecniche con l’obiettivo di prendere in carico l’insieme della persona, ricercando realmente gli scompensi energetici che hanno determinato lo stato di malattia o più in generale di malessere.

Senza voler in alcun modo sostituirsi al medico, il riflessologo rivolge la propria attenzione e la propria cura a tutt’altra sfera: quella, appunto, “energetica”, in cui il sintomo viene visto semplicemente come una parte, la più visibile ma non necessariamente la più importante, di uno squilibrio che la persona manifesta a livello fisico, mentale o emotivo.

Se esistesse una reale collaborazione fra la nostra figura professionale e quella dei medici, esisterebbe davvero una medicina integrata e realmente efficace: dove i farmaci si fermano, infatti, entrerebbero in campo modalità “altre” di “cura”, intendendo con questo termine il prendersi cura, ovvero instaurare una relazione, basata sull’attenzione e la presa in carico, con la persona che si rivolge a noi e con la sua intera storia.

In un altro articolo si dice poi che “Fornire mezzi di sostegno o aiutare il metabolismo è sfacciatamente una attività di alterazione del metabolismo che configura una ipotesi di reato, quella di abuso della professione medica”. In realtà, tale reato si configura soltanto quando qualcuno, non laureato in medicina, si fa passare per medico, oppure prescrive l’assunzione di farmaci.

Un riflessologo o un naturopata può legittimamente praticare la propria professione, purché, appunto, non metta in atto tali azioni.

La legge italiana prevede la figura professionale del riflessologo, riconoscendone la sua attività, che di fatto ha una funzione di sostegno: lo scopo delle pratiche olistiche, in fin dei conti, è precisamente di risvegliare la capacità di autoguarigione del cliente, riequilibrando il suo sistema energetico e anche stimolando e sostenendo il suo metabolismo.

Questo, di fatto, non è altro che il complesso delle reazioni biochimiche fisiologiche che si svolgono in ogni organismo vivente.

Non possiamo quindi far altro che constatare come l’accusa di abuso di professione non sia affatto pertinente, qualora il professionista segua le direttive che lo riguardano.

Nel prosieguo del medesimo articolo si legge inoltre: “se qualcuno proponesse corsi di riflessologia senza specificare che si tratti di corsi amatoriali, o di pura conoscenza pratica di discipline prive di ogni finalità terapeutica senza alcuna finalità di diagnosi o cura  di patologie o disturbi, ma, anzi, qualora presentasse tale corso come rivolto a persone in cerca di uno sbocco lavorativo, e prive di titoli e abilitazioni di cui sopra, allo scopo di utilizzare tali conoscenze a scopo terapeutico  andrebbe incontro a una possibile denuncia per fattispecie di reato molto gravi, quali associazione a delinquere, istigazione a delinquere e truffa”.

Innanzitutto, qui si incorre in una evidente contraddizione: se queste pratiche sono “scientificamente inefficaci” alla finalità terapeutica, perché mai dovrebbero essere appannaggio della Medicina?

E poi, come evidenziato sopra, nessun riflessologo onesto si propone di emettere diagnosi di patologie o di prescrivere terapie: il riflessologo opera esclusivamente per mantenere o ripristinare l’equilibrio “energetico” di base della persona, come previsto e approvato dalla legge italiana. Perciò non c’è ragione alcuna di addebitare alle scuole di riflessologia (o naturopatia, o shiatsu che dir si voglia) alcun reato.

Quanto alla “truffa” si leggono frasi del tipo: “con [tali] artifici e raggiri si inducano persone ingenue e sprovvedute a credere nella liceità di questa pratica, camuffandola come rivolta al “riequilibrio di squilibri energetici”, anziché di malattie”. Non c’è nessun camuffamento: è proprio questo che facciamo.

Ci riesce molto più facile provare a comprendere chi condanna la riflessologia come una pratica inutile, pur non condividendone il giudizio, piuttosto che giustificare un attacco di questo tenore.

I riflessologi seri non lavorano sulle malattie, e sono tenuti a informare chiaramente di questo i loro clienti in occasione del primo incontro.

Concludiamo augurandoci di aver fatto un po’ di chiarezza su questo tema ancora controverso, e con la speranza che chi si avvicina allo studio della riflessologia plantare sia consapevole che la propria sfera d’azione, se accostata a quella di un medico convenzionale, può davvero fare la differenza fra “curare” e “prendersi cura di” una persona.

 

Naturopata Irene Benussi


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